domenica 18 luglio 2021

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, DI GEORGE ROMERO

L'horror: il genere controverso per eccellenza. Presente fin dagli albori del cinema, eppure costantemente censurato, condannato, o quantomeno guardato con sospetto. Parte di me non può non sospettare che all'origine di questa diffidenza ci sia una ragione molto più profonda della "pubblica decenza" o dell'ipocrisia perbenista alla "qualcuno pensi ai bambini!". Forse almeno parte di ciò è dovuto al fatto che l'horror, per sua stessa definizione, ci pone davanti quello che non vogliamo vedere. Ci costringe ad affrontare gli aspetti peggiori dell'umanità, quelli che fingiamo non esistano, lo sporco che nascondiamo sotto al tappeto. Compito del cinema di genere, a mio parere, è quello di raccontare la modernità attraverso di esso, e l'horror, proprio per la sua natura morbosa al limite del voyeurismo (per citare un certo signore che ne sapeva qualcosa, Alfred Hitchcock) molto spesso è quello che meglio si presta a tutto ciò. Magari sarà un caso, ma l'anno considerato cardine per lo sviluppo dell'horror moderno è quel 1968 noto a tutti per i cambiamenti culturali e sociali di cui è diventato simbolo. È l'anno culmine delle proteste studentesche, delle marce per i diritti civili, delle lotte per l'emancipazione, delle proteste antimilitariste.
Ma è anche l'anno in cui il pubblico occidentale, grazie a Roman Polanski e al suo
Rosemary's Baby
, apprende che il male può celarsi all'interno del proprio vicinato per bene e borghese. È l'anno in cui un giovane immigrato cubano sbatte in faccia agli americani le loro più grandi colpe mascherandole da zombie movie: sto parlando naturalmente di George A. Romero e di La notte dei morti viventi.
George A. Romero
Cult movie
per eccellenza, il film che ha inventato lo zombie moderno è frutto dell'unione di
otto squattrinati che, spinti dalla passione, mettono insieme una cifra risicata (114.000 dollari), girano in bianco e nero per convenienza, riciclano le musiche da altri film, si occupano in prima persona tanto della produzione quanto della sceneggiatura, del trucco e del montaggio e così facendo scrivono la storia del cinema.

Come ho accennato, lo zombie, non più legato alla dimensione voodoo caraibica ma qui giustificato senza troppi pensieri da fantomatiche radiazioni diffuse da una sonda della NASA tornata da Venere, viene inserito all'interno della società moderna, di cui diventa specchio e minaccia allo stesso tempo. Romero, insomma, si inserisce perfettamente nella logica caustica e straniante della Nuova Hollywood, e pensare che questo sia solo il suo primo tentativo alla sua inconfondibile critica orrorifica all'America consumista è a dir poco sorprendente.
Innanzitutto, il protagonista è un ragazzo nero, elemento ancora più significativo se pensiamo che in fase di sceneggiatura non era stato pensato come tale: l'attore Duane Jones, a detta di Romero, è stato scelto perché, semplicemente, il suo era stato il provino migliore. Questo aspetto, in relazione al finale, è forse il più decisivo, quello che più dà sostanza all'intera pellicola.
Ma ovviamente la grandezza del film non sta solo nel finale: l''introduzione magistrale col primo attacco delle creature ai danni di una coppia borghese di fratello e sorella in visita al padre al cimitero, la tensione insostenibile tra un gruppo eterogeneo di persone costrette a convivere in pochi metri quadrati (qualcuno ha detto “allegoria calzante”?), per non parlare della figlioletta dei due
redneck tramutata a sua volta in zombie, o gli arti senza vita che tentano di afferrare i protagonisti nel loro giogo mortale attraverso le fessure di porte e imposte barricate, sicuramente una delle scene più iconiche ed emulate nella storia di questo filone. La modernità dell'opera prima di Romero è intaccata esclusivamente dalla trattazione ancora stereotipica dei personaggi femminili, poco attivi e funzionali all'azione, e dal doppiaggio italiano, con una qualità audio che tradisce l'umile distribuzione del film, uscito in sordina inizialmente ma diventato nel giro di pochi anni una vera e propria icona.

Il protagonista Duane Jones
Ed infine, arrivati all'ultima scena, quel colpo di coda improvviso cancella dallo spettatore
qualunque speranza di redenzione, lasciandolo con una domanda a cui, ed è questa la cosa più inquietante, in realtà sa benissimo la risposta. Risposta lasciata non alle parole, ma alle immagini, letteralmente: una serie di fermi immagine ci conferma che quello che abbiamo visto è accaduto davvero, e nel 2021, con la brutalità della polizia, l'ascesa delle idee estremiste e la diffusione (o forse, a voler essere precisi, l'accettazione) sempre più massiccia della discriminazione di qualunque tipo, appare drammaticamente chiaro che se
La notte dei morti viventi fa paura ancora oggi forse c'è un motivo che va ben oltre lo splatter. E credetemi, le chiavi di lettura non finiscono qui.

Nel caso non si fosse capito, stiamo parlando di un autentico capolavoro, che nessun amante dell'horror dovrebbe farsi sfuggire. Tra l'altro, per un errore dei distributori dell'epoca, il film è di dominio pubblico, ed è pertanto facilmente rintracciabile in rete. Dunque non avete più scuse, fatevi un favore e guardate e riguardate questa perla più volte che potete!


Dati tecnici


Regia: George A. Romero

Anno: 1968

Casa di produzione: Image Ten

Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Fotografia: George A. Romero, Joseph Unitas

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