venerdì 18 luglio 2025

SUPERMAN, DI JAMES GUNN

È un aereo? È un uccello? È il primo film su Superman decente in oltre quarant'anni?
Personalmente, mi sento di dire di sì.

Superman
di James Gunn è una specie di miracolo, in tempi in cui le più note e discusse (sia positivamente che negativamente) trasposizioni del supereroe più famoso e importante al mondo sono state L'uomo d'acciaio e Justice League.
Abbiamo vissuto in tempi oscuri, in cui l'ego e il delirio di onnipotenza del tiranno malvagio Zack Snyder hanno offuscato il cielo e le speranze di vedere una trasposizione di Supes sul grande schermo che fosse fedele allo spirito del personaggio creato da Jerry Siegel e Joe Shuster ormai quasi 90 anni fa.
Si potrebbero passare ore ed ore ad elencare i crimini contro il cinema e contro la credibilità del media fumetto compiuti dalla Warner negli ultimi 15 anni, anche perché eccedono i semplici confini della travagliata gestione dei personaggi DC, ma non è quello che faremo oggi. 
Perché oggi, per una volta, è un giorno in cui possiamo gioire. Oggi è il giorno in cui finalmente sia l'amante del fumetto supereroistico, sia il cinefilo possono guardare al cielo e non vedere una desolante distesa di CGI dozzinale, color correction da video dei My Chemical Romance e fotografia virata sul grigio.
No. A partire dal 9 luglio, il mondo del cinema ha finalmente un Superman degno di tale nome, un nome sempre più svalutato negli anni ma che porta su di sé decenni di storia, mitologia, influenza e rilevanza nella cultura pop che pochi altri supereroi possono vantare.

James Gunn, già pupillo della Troma di Lloyd Kaufman e adesso riconosciuto re Mida del cinema d'intrattenimento, non è nuovo a miracoli del genere.
Suo è il merito di aver diffuso presso il grandissimo pubblico personaggi di nicchia del fumetto Marvel come i Guardiani della Galassia, protagonisti di una trilogia tra le più riuscite degli ultimi vent'anni e picco indiscusso del Marvel Cinematic Universe, progetto sempre più in decadenza (la parte cinica di me esclama "finalmente!") e risollevato occasionalmente proprio dai tre capitoli su Starlord e compagnia.
Ma l'impresa che è riuscito a compiere con questo Superman è di tutt'altra pasta.
A differenza dei Guardiani, il figlio di Krypton è letteralmente uno dei simboli più diffusi e riconoscibili dell'intera cultura pop: il suo simbolo, quella S rossa su sfondo blu, è comparso in pubblicità, tatuaggi, merchandise, magliette; si parla del primo, più importante e più potente supereroe di tutti i tempi, del letterale emblema della DC Comics e, che lo si ami o lo si odi, del personaggio che rappresenta al 100% l'intero significato che sta dietro al genere fumettistico dei supereroi.
Rendere giustizia ad una tale, complessa eredità in un film, che peraltro si pone come nuovo punto di partenza dell'universo condiviso DC al cinema (facciamoci il segno della croce), era un'impresa di proporzioni titaniche, una di quelle che giusto un eroe come il "big blue" poteva affrontare. E, come nelle più classiche delle storie della golden age, il nostro eroe ne esce vincitore.

La tipica attitudine sprezzante e maleducata a cui il buon James ci ha fin da sempre abituati viene qui leggermente stemperata, forse proprio in virtù dell'immaginario quasi sacro che si trova a maneggiare, ma se le battute scorrette e quel velo di volgarità anche implicita sono in parte sacrificate (o per meglio dire, moderate), quello che ci troviamo davanti è comunque un film di Gunn al 100%, ed è questo l'ingrediente che ne decreta il successo.
A differenza di uno Zack Snyder, Gunn non si crede un autore, lo è, e, a differenza di un Richard Lester, Gunn è molto più di un "semplice" artigiano; la sua autorialità non viene a mancare né nella cristallinità delle scene d'azione, fra fish-eye e slow motion adoperati con saggezza e parsimonia e mai abusati, né soprattutto in sede di sceneggiatura, di cui è ancora una volta autore unico.

Mi sentirei di dire, a tal proposito, che la vera arma segreta di questa nuova incarnazione di Supes sul grande schermo sono le neanche troppo velate allusioni al mondo reale, contemporaneo, di cui le vignette sono sempre state uno specchio: vediamo un Superman costantemente visto dalle lenti dei terrestri, ovvero, fondamentalmente, come un immigrato. Il regista si ricorda di questo aspetto fondativo della mitologia dell'ultimo figlio di Krypton, interpretato qui dall'ottimo David Corenswet, e lo pone in contrasto con un tronfio e machiavellico Lex Luthor che potrebbe tranquillamente essere sostituito con un Elon Musk, o un Jeff Bezos... o un Donald Trump. Un Luthor, incarnato dallo straordinario Nicholas Hoult, un po' più distante dal pazzoide megalomane interpretato da Gene Hackman e molto più vicino a un vero, moderno villain del terzo millennio: un miliardario con a disposizione abbastanza denaro e potere per influenzare l'opinione pubblica, per smuovere governi ed eserciti, per controllare, di fatto, gli equilibri mondiali come in una perversa partita di Risiko.
Tutto ciò fa molta più paura, allo stato attuale delle cose, di qualsiasi kaijū, minaccia aliena o metaumano che sono all'ordine del giorno per qualsiasi supereroe. Questo James Gunn lo sa benissimo, e lo sfrutta saggiamente per mettere in chiaro il valore di Superman come simbolo di speranza in una società devastata da confusione, cinismo e distruzione: esemplare in questi termini, oltre che davvero toccante, una scena riguardante una certa zona di guerra con un certo personaggio senza nome che innalza una certa bandiera. I Paesi coinvolti nei giochi politici di Luthor e simili hanno nomi inventati, ma ricorderebbero a chiunque abbia un cervello funzionante realtà decisamente attuali che prendono il nome di Palestina, Ucraina, Israele, Russia.
Quello di James Gunn è chiaramente un Superman che viene sulla nostra Terra per proteggere i più deboli dalle ingiustizie che ci circondano e a cui ci siamo forse troppo abituati. Ingiustizie che solo un supereroe come lui potrebbe davvero risolvere.

Com'era forse inevitabile, il film non è perfetto, e lo considero (relativamente) il meno riuscito dell'autore: le musiche del pur bravo John Murphy non restano particolarmente nella memoria (tolte le tipiche canzoni di terze parti che il buon Gunn si diverte sempre a inserire, anche se qui meno del solito), e alcuni personaggi come Hawk Girl vengono lasciati un po' in secondo piano, mentre spiccano più che altro Krypto, tra le mie maggiori preoccupazioni prima della visione e rivelatosi invece molto divertente, e una Lois Lane caratterizzata in modo particolarmente efficace dalla bravissima Rachel Brosnahan.
Mi auguro che l'idea di vedere maggiormente sviluppati questi personaggi dal grande potenziale, in particolare Mr. Terrific, si realizzi con i prossimi film, e se questo neonato DCU continuerà a giocherà bene le sue carte quella di assistere a una nuova ondata di buoni film di supereroi sarà ben più che una flebile speranza.

Perché in fondo Superman questo è: speranza. La speranza in un mondo migliore, la speranza nel bene del prossimo, la speranza che forse, uniti, potremmo farcela.
Quando la gente mette in dubbio la validità di un personaggio percepito come troppo potente e troppo perfetto, io rispondo: Superman non rappresenta ciò che siamo, non l'ha mai fatto. Superman rappresenta ciò che potremmo essere, ciò a cui dovremmo aspirare, ciò che ognuno di noi avrebbe il potenziale per essere, se solo lo volesse davvero.

Alzate lo sguardo al cielo, dunque.
Quello che vedrete vi farà ricredere, sia su Superman che sul mondo.

Dati tecnici

Regia: James Gunn

Anno: 2025

Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Casa di produzione: DC Studios, Warner Bros.

Fotografia: Henry Braham

Montaggio: William Hoy, Craig Alpert

Musiche:  John Murphy, David Fleming

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