Salve amici e amiche, e benvenuti a una nuova puntata di Fresco di celluloide, la rubrica in cui do le mie impressioni su film appena usciti in sala. Dopo una decina di giorni di riflessioni, è arrivato il momento di tirare fuori la mia recensione di quello che è probabilmente il film d'animazione dell'anno: Spider-Man: Across the Spider-Verse, diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson.
Nel
2018 il mondo dell'animazione è stato scosso nelle sue fondamenta
dall'uscita di quel miracolo visivo e narrativo che è Spider-Man:
Into the Spider-Verse.
Non solo una gioia per gli occhi e per la mente, non solo una summa
totale e omnicomprensiva del mythos
del personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko nel lontano 1962, ma
un'opera rivoluzionaria a partire dalla sua tecnica, che ha aperto
nuovi orizzonti per l'arte dell'animazione.
Ed in questi
cinque anni abbiamo potuto raccogliere gli straordinari frutti dei
semi gettati dalla Sony Animation e da tutti gli straordinari artisti
coinvolti nel progetto (dai re Mida dell'intrattenimento Lord e
Miller alla nostra Sara Pichelli): dalla Fortiche Production con
Arcane,
alla Dreamworks
col Gatto
con gli stivali 2,
passando per la stessa
Sony con
I
Mitchell contro le macchine,
tutti si sono gettati a capofitto nella nuova moda del cel-shading,
quasi sempre con risultati notevoli, oltre che impensabili fino a
pochissimi anni fa, nonostante la tecnica esistesse già da un po'.
Adesso, dopo quello straordinario esperimento rivelatosi riuscito oltre ogni più rosea aspettativa, la Sony Animation prosegue il suo cammino di redenzione dalle stalle alle stelle con Across the Spider-Verse, l'inevitabile sequel che a pochi giorni dalla sua uscita ha già frantumato record e record di incassi. Cambiano i registi, ma la sceneggiatura, con Lord e Miller saldi al timone, continua ad esplorare ed espandere il ragnoverso con personaggi (vecchi e nuovi) intriganti, dinamiche appassionanti e la solita tempesta di citazioni, non solo al fumetto, ma a un po' tutte le incarnazioni precedenti del Ragno (la mia preferita, una sottile stoccata all'Amazing Spider-Man di Marc Webb). Naturalmente, il team di creativi si supera anche per quanto riguarda l'aspetto visivo: stiamo parlando di un'opera ancora più spettacolare, con una serie di ardite e fantasiose soluzioni visive e gli stili più disparati che tinteggiano tutti questi universi con una varietà e intensità che a tratti tolgono davvero il fiato e che, come una sorta di leitmotiv visivi, accompagnano personaggi, temi, rapporti. Nulla è lasciato al caso, e ci vorrebbero decine di visioni per cogliere ogni sfumatura, ogni riferimento, ogni pepita creativa disseminata in questo sterminato campo di narrazione, una vera e propria distesa di immaginazione che potremmo paragonare al brano più criptico di un cantautore, che tra le parole cela analogie, intertestualità, simbolismi che solo dopo decine di ascolti arrivano davvero alle orecchie e alla mente del fruitore.
Va detto che nonostante dei character design straordinari e variegati (penso in particolare a Spider-Punk o all'Avvoltoio rinascimentale) e un'esplorazione più approfondita di Gwen Stacy, forse il mio personaggio preferito di questi film, a mio modesto parere questo secondo capitolo non raggiunge esattamente i vertici di grandezza del primo. Sarà per l'esaurimento dell'effetto sorpresa, ma continuo a considerare l'originale una spanna sopra a questo pur ottimo secondo capitolo. O meglio, mezzo capitolo.
Già, perché Across the Spider-Verse Part One, questo il titolo con cui l'opera era stata inizialmente annunciata, è solo un primo tempo, che chiude i giochi proprio nel mezzo della tensione e rimanda la conclusione alla seconda parte, in uscita tra 8 mesi e che avrà come titolo l'accattivante Beyond the Spider-Verse. È per questo che non mi sento (per ora) di fare un paragone tra il fenomenale Kingpin del primo film e il villain del seguito. È ancora troppo presto, e toccherà attendere il secondo tempo per poter dare un giudizio definitivo.
Tuttavia, se piove di quel che tuona, trovo altamente improbabile che rimarrò deluso da Beyond the Spider-Verse, vista l'eccellente perizia nella gestione di questo primo (mezzo) sequel. Si ha ormai la sensazione, ed è qualcosa che noto un po' in tutti gli altri spettatori, che la Sony Pictures Animation non sia più in grado di sbagliare. Ed è forse questo il traguardo più impressionante raggiunto dal miglior film su Spider-Man mai fatto (sì, credo siano riusciti a scalzare persino quel capolavoro che è Spider-Man 2 di Sam Raimi), quello di essere riusciti a donare la credibilità ad uno studio in precedenza noto al grande pubblico come “quello del film delle emoji”, o , al massimo, come una fabbrica di innocenti film per famiglie come Piovono polpette o Hotel Transylvania.
Se lo studio d'animazione della Sony riuscirà a mantenersi su questi livelli lo dirà il tempo, e se sarà effettivamente così il futuro, tanto dello studio quanto del cinema animato, ci riserverà decisamente molte gradite sorprese.
Dunque, che voi siate fan dell'Uomo Ragno o no, che siate appassionati di fumetto o di cinema o nessuno dei due, che siate bambini o adulti, correte al cinema, finché potete, ad ammirare questo spettacolo nel solo posto che può rendergli pienamente giustizia: la sala.
A presto!
Dati tecnici
Regia: Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson
Anno: 2023
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Casa di produzione: Sony Pictures Animation, Coumbia Pictures
Musiche: Daniel Pemberton
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