venerdì 3 dicembre 2021

DIETRO IL FUMETTO: CHI ERA JERRY SIEGEL

In un periodo come questo in cui al cinema troviamo più cinecomic che poltrone è impossibile immaginare che ci sia qualcuno che non abbia anche solo un minimo di familiarità col mondo dei supereroi. Che sia per i centomila film del Marvel Cinematic Universe o per i cartoni animati che ci accompagnavano da bambini, tutti abbiamo anche solo un'idea di cosa sia un supereroe.

È forse un po' più lecito chiedersi in quanti tra queste folle oceaniche di spettatori abbiano anche solo una vaga idea da dove venga tutta questa sovrabbondanza di superpoteri, costumi, scontri e nemici da sconfiggere. Tutti sanno benissimo chi siano Bruce Wayne, Peter Parker o Tony Stark, ma probabilmente un altro nome, quello di Jerry Siegel, risulterà sconosciuto ai più.

Certo, l'autore sarà sempre destinato ad essere oscurato dalla popolarità delle sue opere, eppure se pensiamo a un personaggio come Stan Lee, fondatore della Marvel Comics, la sua fama e iconicità come demiurgo del fumetto sono ben consolidate nell'immaginario di tutti anche dopo la sua morte.

Ma prima di Stan Lee e della Marvel, Jerry Siegel, giovane americano figlio di immigrati
ebrei della Lituania in fuga dall'antisemitismo, diede inizio, insieme all'amico disegnatore Joe Shuster, all'intero genere supe
reroistico: nel 1933, i due amici uniti dall'amore per la fantascienza crearono il personaggio di Superman per un racconto in testo e illustrazioni autopubblicato in una delle prime fanzine della storia. Da lì la strada fu tutt'altro che in discesa, e nei successivi cinque anni i due tentarono invano di vendere la loro idea al King Features Syndicate, l'ente che si occupava di distribuire le strisce a fumetti sui quotidiani. Perché, fin dagli albori del fumetto, erano i quotidiani il maggior veicolo di diffusione del fumetto, con innumerevoli titoli a volte dalla natura autoconclusiva, ma più spesso promulgatori di lunghe epopee che si sviluppavano per mesi e mesi, al ritmo di una striscia al giorno o di una tavola a settimana: il Braccio di Ferro di Elzie C. Segar, il Flash Gordon di Alex Raymond e il Dick Tracy di Chester Gould sono solo gli esempi più famosi di un mercato gigantesco, dove trovavano spazio centinaia di autori dei generi più disparati.

La copertina di Action Comics n°1

Ma non fu dai quotidiani che arrivò la risposta che Jerry e Joe aspettavano, bensì da un mondo relativamente nuovo: i comic book. Al prezzo allora rivoluzionario di 10 centesimi la National Publications, oggi conosciuta come DC Comics, pubblicò la prima storia con protagonista Superman nel primo numero di Action Comics: fu la nascita non solo del filone supereroistico, ma anche del formato comic book. Se in precedenza questo tipo di riviste era relegato esclusivamente alla ristampa di storie già comparse sui quotidiani, Action Comics #1 fu il primo a presentare contenuti completamente nuovi, aprendo la strada per un intero medium. Il successo fu impressionante, ma purtroppo i due autori non poterono mai goderne appieno.

Ancora giovani e ingenui, Jerry e Joe accettarono infatti di vendere tutti i diritti sul personaggio alla casa editrice, e così, quando l'Uomo d'Acciaio divenne un fenomeno spopolando tra i lettori americani di tutte le età, i due rimasero con 130 miseri dollari. Ma, almeno, poterono continuare a scrivere la serie regolare del personaggio percependo uno stipendio, almeno fino al 1943, quando Siegel venne chiamato alle armi dall'esercito impegnato nella Seconda Guerra Mondiale. Al suo ritorno, tre anni dopo, lo accolse una doccia fredda: non solo scoprì che la DC aveva rubato la sua idea di Superboy, la versione giovanile di Superman, ma deteneva anche i diritti di tutto il merchandise sul personaggio, compreso un radiodramma di grande successo. La questione si risolse con un accordo secondo il quale la casa editrice avrebbe mantenuto tutti i diritti in cambio di 94.00 dollari.

Ma anche stavolta, lo sfortunato Jerry trovò pane per i suoi denti: poco dopo aver lasciato la DC, infatti, il divorzio dalla sua prima moglie lo lasciò con gravi problemi finanziari, e lo sceneggiatore cercò di risollevare le proprie sorti prima creando il supereroe comico Funnyman insieme a Shuster, senza successo, poi accettando lavori come scrittore freelance. Quello che oggi conosciamo come il creatore del personaggio più leggendario della storia del fumetto viveva in quel periodo in un monolocale e aveva serie difficoltà a pagare le tasse.
Proprio per questo, spinto dalla seconda moglie, nel 1959 tornò con la coda fra le gambe a scrivere storie di Superman per la DC, dovendo però sottostare al volere della direzione, senza alcun potere creativo o decisionale. Perlomeno, adesso poteva di nuovo provvedere alla sua famiglia, se non fosse che nel 1966 venne nuovamente licenziato quando la DC scoprì la sua intenzione di querelare di nuovo per i diritti sui suoi personaggi. Manco a dirlo, perse anche stavolta. Il povero Jerry si ritrovò nuovamente in cattive acque, fino a quando, esattamente come nel 1938, la salvezza arrivò da dove meno si sarebbe aspettato.

Nel 1968 si rivolge infatti alla casa editrice Western, che in quel periodo deteneva i diritti per pubblicare i fumetti con personaggi Disney: il creatore di Superman si ritrovò così a scrivere per il mensile Huey, Dewey & Louie Junior Woodchucks, dedicato alle avventure delle Giovani Marmotte, alternandosi nientemeno che con Carl Barks, ideatore proprio delle Giovani Marmotte. Qualora non sappiate chi sia Barks, considerate semplicemente che la sua importanza nell'universo fumettistico Disney, quello che ancora oggi trovate ogni settimana su Topolino, è pari, se non maggiore, a quella che Stan Lee ha avuto in Marvel. Fu così che due tra i più grandi giganti del fumetto americano si ritrovarono casualmente a condividere lo scettro della stessa testata, ma questo fu solo l'inizio.

Siegel e Shustre al lavoro su Superman

Nel 1971, infatti, entrò in gioco un altro personaggio leggendario, ancora più inaspettato perché stavolta italiano. Mario Gentilini, primo storico direttore di Topolino, si trovava in visita agli studi Disney a Burbank, e poco lontano, a Los Angeles, conobbe proprio Jerry Siegel. Fu questo strano incontro a riesumare la carriera di Siegel, lanciandola in uno dei suoi periodi migliori: Gentilini gli propose infatti di scrivere sceneggiature con i personaggi Disney da pubblicare sulle testate italiane, principalmente Topolino e Almanacco Topolino, che a quei tempi godevano di grandissima popolarità e diffusione nel nostro Paese. Da padre fondatore del fumetto supereroistico, Siegel passò così allo status di Maestro Disney italiano, e se pensate che sia un passo indietro vi sbagliate: la scuola Disney italiana è infatti tra le più apprezzate e influenti al mondo, e Jerry si trovò a scrivere storie per le matite di autori del calibro di Romano Scarpa e Giorgio Cavazzano (semplicemente due dei più grandi fumettisti italiani di sempre).

Questa è dunque la storia di una delle carriere più peculiari della storia del fumetto, ma non finisce qui. Nel 1978, infatti, la Warner Bros., proprietaria della DC dal 1969, produsse Superman, di Richard Donner, il primo grande blockbuster della storia del cinema dedicato a un supereroe, destinato a diventare un successo commerciale e di critica.
Non appena appreso dell'imminente uscita del film, Siegel contattò la Warner informandola delle sue precarie condizioni di lavoro: forse mossa a compassione, l'azienda decise di venire incontro all'uomo responsabile di quel grande successo, accettando di concedere a lui e a Shuster un compenso annuo di 20.000 dollari (che poi divennero 30.000) come sorta di pegno morale per l'utilizzo del personaggio. Certo, forse fu semplicemente per evitare ulteriori azioni legali, sta di fatto che da allora ogni film, fumetto e opera di qualsiasi tipo relativa a Superman reca la dicitura “Superman creato da Jerry Siegel e Joe Shuster”, una conquista non di poco conto in un mondo in cui per anni gli autori non venivano quasi mai accreditati come tali.

Ma c'è qualcosa di cui non ho ancora parlato, un episodio parecchio significativo se pensiamo a tutto quanto è successo dopo.

Nel 1932, quando Jerry aveva 7 anni, suo padre venne aggredito da un rapinatore nel suo negozio di abbigliamento, arrivando a morire di crepacuore per l'accaduto.

Una terribile tragedia. Un'ingiustizia. E qual è il compito di un supereroe, se non rimediare a qualunque tipo di ingiustizia, in nome di un bene superiore?

È questo che mi piace pensare: Superman, e di riflesso tutti i supereroi, non sono nati per un impulso economico o in virtù di chissà quale velleità artistica: sono nati perché un bambino ha perso suo padre.

Da tempo malato di cuore, Jerry Siegel morì a Los Angeles nel 1996, a 81 anni, per un infarto, come entrambi i suoi genitori. Anche la sua morte ha un che di poco glorioso, dopo una vita vissuta all'ombra di altri.

E forse è proprio per questo motivo che ho così a cuore la sua figura. La figura di un uomo che ha passato un'infanzia difficile, che ha affrontato mille difficoltà di ogni tipo, che ha dato uno dei più grandi contributi nella storia della cultura pop, non solo per quanto riguarda i supereroi, ma che è rimasto per gran parte della sua esistenza nell'anonimato. Un uomo che però, nonostante tutto, non si è mai arreso.

Spero pertanto che sempre più gente cominci a ricordare, ogni volta che leggerà un fumetto, guarderà un film, una serie o anche solo penserà al concetto stesso di supereroe, che tutto è partito da un piccolo uomo di nome Jerry Siegel.


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