mercoledì 6 dicembre 2023

SPECIALE HALLOWEEN (IN RITARDO): SUSPIRIA, DI DARIO ARGENTO

Amici e amiche, bentornati su questi spettrali lidi, come ogni ottobre, per la recensione di Halloween. Come? È già dicembre e quest'introduzione è datata? Beh, vi chiedo scusa per questo ritardo e spero che mi perdonerete per essermi abbandonato alla mia tipica procrastinazione. Dunque... buona Halloween in ritardo!

Se due anni fa vi ho parlato del capolavoro di John Carpenter che di questa festività anglosassone porta il nome, mentre l'anno scorso  del suo remake di Rob Zombie, quest'anno restiamo a casa, con un classico dell'horror nostrano.
Perché sì, come vi dissi in questa sede due anni orsono Halloween è la pellicola che più associo al 31 ottobre e all'autunno in generale, ma un altro capostipite del genere che ogni anno non può mancare nella mia maratona dello spooktober è Suspiria, di Dario Argento, 1977. Non si tratta solo di uno degli horror che preferisco in assoluto, ma di uno dei miei film italiani preferiti di sempre, testimone e caposaldo di un'epoca in cui l'Italia era ancora al centro dello scacchiere mondiale per quanto riguarda la settima arte.

Reduce dall'ottima trilogia degli animali, che riportò alla ribalta quel thriller/giallo all'italiana già innalzato da maestri come Mario Bava, e dal travolgente successo di Profondo rosso, che segnò la vera svolta horror al 100%, Argento tocca con Suspiria l'apice della sua carriera a livello artistico.
Ispirato da decine di influenze diverse, che vanno dalla lettura di fiabe all'Espressionismo tedesco, passando per la dichiarata ispirazione al Biancaneve e i sette nani di Disney, è l'opera di Argento che più si avvicina alla perfezione, l'unica o una delle poche in cui ogni singolo elemento filmico si incastra perfettamente l'uno con l'altro per andare a creare un'esperienza sensoriale di rara bellezza nel panorama del genere. 

L'ottima Jessica Harper, che interpreta l'aspirante ballerina Susy Benner, è stata scelta dal regista dopo averla apprezzata nel Fantasma del palcoscenico del maestro Brian De Palma, forse il primo dei tanti botta e risposta tra i due autori, che spesso si influenzeranno a vicenda. L'ambientazione è una prestigiosa accademia a Friburgo, ricostruita tra la vera Friburgo, Monaco di Baviera e la Foresta Nera in Germania, non a caso la patria dei fratelli Grimm, ispiratori con le loro fiabe di una gigantesca fetta dell'immaginario gotico che permea questa e altre opere del cinema horror. Il soggetto, suggerito dall'allora compagna del regista Daria Nicolodi, coinvolge una congrega di streghe nascosta in un luogo apparentemente normale, e una nuova arrivata che se ne ritroverà senza volerlo al centro.
La fotografia del grande Luciano Tovoli è espressionista nel senso più letterale, con rossi, blu e ocra estremamente accesi per dare allo spettatore sensazioni sempre diverse, esattamente come si faceva ai tempi del muto con la colorazione delle pellicole. Il suggestivo risultato dato da questo uso delle luci è stato ottenuto anche grazie a un fantastico impiego del Technicolor, ai tempi già caduto in disuso e che qui vede uno dei suoi ultimi utlizzi. Il risultato, lo ribadisco, è grandioso, con i colori che riempiono lo schermo e fanno brillare ogni splendida, ardita inquadatura.

Anche per quanto riguarda le musiche, Suspiria batte tutte le altre composte per i film del regista romano prima e dopo: Claudio Simonetti e i suoi Goblin superano se stessi con un capolavoro di colonna sonora, suggestiva ancor di più dei pur splendidi temi di Profondo rosso. Si tratta di una di quelle musiche in grado di trasportarti con la mente a un particolare momento nel tempo o nello spazio, non è un caso infatti che ogni volta che mi entrano nelle orecchie non posso non pensare all'autunno, ai cieli nuvolosi e alle foreste dagli alberi spogli, ed un brivido freddo mi scorre sempre sulla schiena, a prescindere che sia ottobre o agosto.

Jessica Harper nel ruolo di Susy Benner

Le scene clou sono troppe per citarle tutte, ed oguna di esse trasuda una creatività che raramente si vedrà più nella filmografia di Argento, e in generale nel cinema di genere italiano tutto. Mi sento in dovere di menzionare quantomeno la scena del filo di ferro, per la quale fu usato del vero fil di ferro e dovette essere girata in un solo take per evitare che l'attrice Stefania Casini si facesse troppo male, e soprattutto la famosa scena dell'omicidio alla Königsplatz di Monaco, un capolavoro di tecnica e inventiva che non mi azzarderò a rivelare in questa sede nel caso qualcuno non avesse ancora recuperato questa perla.

Suspiria uscì nelle sale italiane il 1° febbraio 1977, con critiche tiepide a fronte dell'ottimo successo al botteghino, e aprì la strada a una trilogia che forse sarebbe dovuta non essere tale, ma di questo magari vi parlerò in futuro. 
Mi limito a congedarmi sentenziando che sì, Suspiria è decisamente il capolavoro che tutti dicono, a mio parere la miglior opera mai partorita da Dario Argento, tra gli autori più amati e criticati dello Stivale. E se per caso siete tra quelli che hanno apprezzato l'ottimo remake realizzato da Luca Guadagnino nel 2018, vi consiglio di tornare alle radici ed unirvi anche voi alla congrega delle streghe di Friburgo.

Buon dicembre!

Dati tecnici

Regia: Dario Argento

Anno: 1977

Paese di produzione: Italia

Casa di produzione: SEDA Spettacoli

Fotografia: Luciano Tovoli

Montaggio: Franco Fraticelli

Musiche: Goblin