Ci risiamo.
Rieccoci su questo blog a parlare di cinema, dopo l'inevitabile pausa estiva durante la quale avrei potuto parlare di molte cose (l'ultimo Indiana Jones, magari, o l'ottantesimo Festival di Venezia... o di Barbie...), se non fosse che, con la sorpresa di nessuno, la pigrizia ha avuto la meglio.
E così eccomi qui, con il solito leggero ritardo che mi contraddistingue, a parlare dell'evento cinematografico dell'anno per rimediare alla carenza di post degli ultimi due mesi.
Naturalmente, è il momento di dire due parole su Oppenheimer, il ritorno dietro la macchina da presa di uno dei registi più polarizzanti degli ultimi anni, Christopher Nolan.
Quel Christopher Nolan che tre anni fa aveva insistito a far uscire il suo Tenet in tutte le sale nonostante la pandemia mondiale, portando la sua casa di produzione a perdite non indifferenti, ma di fatto dimostrandosi definitivo nella riapertura delle sale di tutto il mondo, a cui fortunatamente oggi ci siamo (forse) riabituati.
E al di là della riuscita o meno del film (personalmente non l'ho apprezzato), l'odissea di Nolan del 2020 ha dimostrato definitivamente qualcosa che non per tutti era chiaro: nel bene o nel male, Christopher Nolan è un autore che fa sempre e comunque quello che vuole, pur al netto di alcuni compromessi materializzati in lavori su commissione come il remake di Insomnia o in incursioni fumettistiche più o meno riuscite come la comunque interessante trilogia del Cavaliere Oscuro.
E così, nel 2023, esce quello che per certi versi è il film meno commerciale del regista inglese. Un documento di tre ore sull'agonizzante dimensione interiore dell'uomo che ha contribuito a creare la bomba atomica, J. Robert Oppenheimer, a capo nel 1942 del Progetto Manhattan.
Il film è girato in buona parte in bianco e nero, i dialoghi sono molto fitti, le implicazioni serissime e l'accusa nei confronti del governo degli Stati Uniti urticante e inequivocabile.
Ed è questo che vorrei sottolineare in questa sede: in un'epoca post-COVID, in cui il sistema cinematografico mondiale sembra essersi lasciato andare a una sorta di sfrenata oclocrazia artistica che tutto poggia sulla soddisfazione del pubblico, a livelli che nemmeno la Hollywood reaganiana anni '80 aveva mai osato raggiungere, uno dei registi più pop del panorama contemporaneo, che egli stesso aveva sguazzato con successo nella forma di cinema mainstream più remunerativa del momento, il cinecomic, sceglie di riaffermarsi come autore con un'opera cupa, per niente ruffiana, che riflette sull'autodistruzione dell'umanità in nome di una pretesa di superiorità (su se stessa!) e che inserisce due interpreti molto associati al cinema d'evasione (Cillian Murphy e soprattutto Robert Downey Jr.) in un contesto in cui non solo brillano come raramente hanno fatto nelle loro carriere, ma in cui sono demitizzati, così come lo è lo stesso Robert Oppenheimer e come lo è la strapotenza atomica che ha portato gli Stati Uniti a vincere una guerra mondiale.
O meglio, come la sceneggiatura firmata dallo stesso Nolan ci tiene a ricordare più volte, una guerra già vinta che l'amministrazione Truman (rappresentato in modo devastante, anche grazie a un interprete a sorpresa straordinario) ha usato come scusa per un volgare sfoggio di potenza fine a se stesso, costato il sacrificio di centinaia di migliaia di vite civili.
Non solo, dunque, il film meno commerciale di Nolan, ma anche il suo più politico, in cui la figura di Oppenheimer e il suo tormento interiore funge da catalizzatore per temi per niente semplici che coinvolgono direttamente la coscienza, morale e politica, di tutti i personaggi e di tutti gli spettatori.
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Christopher Nolan |
Insomma, la solita cura che Nolan riserva in modo ossessivo ad ogni sua pellicola; e non uso il termine a caso, visto che il tutto è stato girato in pellicola IMAX 70mm, a dimostrazione di quanto l'aspetto visivo venga sempre per primo nel suo cinema.
In passato, quest'ultima caratteristica si è spesso rivelata un'arma a doppio taglio, ma non è il caso di Oppenheimer. Semmai, qui come mai prima d'ora la forma è al servizio della sostanza, una sostanza finalmente esplicita nel suo messaggio e nelle sue prese di posizione.
Tirando le somme, se Oppenheimer, tra i tre migliori film del suo autore e uno dei migliori dell'ultimo decennio, rappresenta il futuro del cinema nolaniano, io sarò sempre in prima fila e in trepidante attesa ogni volta che una sua nuova produzione comparirà all'orizzonte.
Dati tecnici
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2023
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito
Casa di produzione: Universal Pictures
Fotografia: Hoyte van Hoytema
Montaggio: Jennifer Lame
Musiche: Ludwig Göransson