Doctor Strange nel multiverso della follia è il ventottesimo film del Marvel Cinematic Universe. Ma soprattutto, ed è per questo che sono andato a vederlo, è il primo film di Sam Raimi in nove anni.
Nove. Anni. Un periodo esasperatamente lungo in cui uno degli autori di genere più influenti degli ultimi quarant'anni non ha toccato macchina da presa. È per questo che, nonostante le numerose perplessità, nate dalle delusioni avute da molti film precedenti e da quanto mostrava il trailer, sono andato nonostante tutto a vedermi il sequel di Doctor Strange al cinema, sperando quantomeno di trovarmi davanti a un dignitoso film supereroistico con punte di psichedelia, come fu per il primo capitolo diretto da Scott Derrickson.
Perché anche se mi sono sinceramente stancato della formula Marvel, che richiede un'attenzione e una dedizione a mio parere eccessive e il dispendio di tempo che richiederebbe un'intera serie TV dall'inizio alla fine, quando Sam Raimi torna a girare un film dopo quasi un decennio mi sento quasi obbligato a recarmi in sala a vederlo.E devo dire che tutto sommato non me ne sono completamente pentito. Perché, nonostante i difetti evidenti che ovviamente i fan duri e puri come al solito negheranno fino alla morte, incredibilmente ci sono stati dei momenti, seppur sporadici, in cui sono riuscito, udite udite, a divertirmi. Non certo per la consueta sovrabbondanza di effetti visivi, ormai la norma in film di questo tipo, non certo per la sceneggiatura, incasinatissima, piena zeppa di fan-service fine a se stesso e impossibile da seguire se non si hanno visto i film (e le serie!!!) precedenti, ma perché, fortunatamente, si vede che dietro il tutto c'è la mano di qualcuno che sa dove mettere la macchina da presa, a differenza di gente come i fratelli Russo.
Ma se vi aspettate di rivivere le atmosfere della trilogia della Casa o di quella di Spider-Man, c'è una buona probabilità che rimarrete delusi. Io, che avevo già preventivamente abbassato le mie aspettative, sono riuscito a passare un paio d'ore relativamente intrattenenti, al netto dei numerosi momenti di smarrimento.
Chiudo, dunque, dicendo che se siete curiosi di assistere al ritorno di un maestro come Raimi, sperando che il successo commerciale di questo film torni a farlo lavorare spesso, potreste rimanere abbastanza soddisfatti.
Quello che è certo, è che a questo nuovo Doctor Strange un 50% in più di fattore Raimi avrebbe senza dubbio giovato.